Convegni e seminari di fenomenologia

Atmosfera e incontro – Parte 2

Il video è la seconda parte del convegno “Atmosfera e incontro. I fondamenti della clinica fenomenologico-dinamica”. Nel presente video gli interventi di Gianni Francesetti e Gilberto Di Petta. La prima parte è visibile qui: “Atmosfera e incontro – Parte 1”.


Quale poteva essere la risposta ad un approccio de-umanizzante e negante il rapporto follia-mondo, se non una strenua resistenza? Perché, dunque, quando sono cadute le mura manicomiali, in Campania, dove esiste soltanto a parole una “salute mentale territoriale”, più che altrove, si è sentita la necessità di ereggere quelle del pensiero? L’incontro della follia con il mondo in Campania è mancato. Gli spazi, i tempi, i corpi, del dialogo sono qui pochissimi.

Una delle eccezioni, per me che venivo da anni di delusioni accademiche, è stato l’incontro con Gilberto Di Petta. Già dagli anni ’90 Gilberto aveva cominciato un lavoro di gruppo con i pazienti tossicomani. Una possibilità di cura provava ad inserirsi nel cortocircuito sostanza-overdose-morte. Un cambiamento nei rapporti tra gli operatori ed i pazienti si poneva come nucleo e fondamento della cura. 

E proprio questo è quello che ci proponiamo con questo incontro. Immaginare una possibilità di trasformazione dei rapporti tra noi terapeuti e la città di Napoli. Vogliamo provare ad essere liberi dal filo spinato del pensiero di custodia e riduzionistico. Vogliamo porci oltre il campo minato del sapere nozionistico e de-umanizzante. Per fare questo, dunque, occorre cambiare il rapporto che abbiamo con noi stessi, con il nostro corpo, con l’Altro, con il mondo e con la follia.

È immodificabile la nostra condizione? O, come Napoli ci testimonia, tante nuove città sono possibili, pur con la memoria di quelle superate dal corso del tempo? L’errore, odioso, a cui ho assistito, è stato quello del tentativo di “esportare” la psichiatria, così come si esporta il prosecco. Il prodotto non è lo stesso quando la sostanza è il rapporto umano. Bisogna esserci in quel terreno in cui la relazione si costituisce.

A questo proposito, non è più tollerabile che la formazione sia appannaggio esclusivo di chi nega la realtà umana di queste forme di sofferenza. O di chi pone l’indifferenza all’apice dei target di ricerca e di cura. Occorre, quindi, superare i mostri della psichiatria riduzionista, che spaccia i risultati epidemiologici e neurofunzionali per ricerca sull’uomo. E quelli della cosiddetta psichiatria sociale, che pone l’esperienza soggettiva in secondo piano rispetto ai cosiddetti “determinanti sociali”. 

Lo straordinario patrimonio naturale e culturale di Napoli e della Campania, incomprensibilmente, è stato escluso dalla formazione sulla comprensione e sulla cura delle esperienze umane. Ma possiamo pensare che, proprio a partire da qui, con il solido sostegno di chi ha già cominciato questo percorso, ricominci il discorso sull’uomo, sui suoi rapporti con il mondo, sulle forme della sua sofferenza in questo mondo e sulle possibilità di trasformazione di questi rapporti?

Siamo in una caverna, ma non in quella di Platone, dove ombre, idoli, simulacri si affacciavano. Ma in quella di Lascaux, dove impronte, disegni, fantasie dell’uomo si intravedevano. Basta alzare lo sguardo.

Raffaele Vanacore

Psichiatra, specializzato all'Università "L. Vanvitelli", ha perfezionato la propria formazione presso il Dipartimento di "Psicopatologia e psicoterapia fenomenologica" di Heidelberg con il Prof. Thomas Fuchs. Attualmente allievo della Scuola di Psicoterapia Fenomenologico-Dinamica di Firenze. Attualmente lavora nei servizi pubblici campani.

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