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Psicologia del fumetto: tra percezioni, identificazioni e proiezioni

Il fumetto: tratti e segni

Quella che segue è la seconda parte di un viaggio nella psicologia del fumetto che Francesca Pecoraro Scanio, psicoterapeuta ed analista bioenergetica, ha messo a disposizione per i lettori di PsicoFen. Nella prima parte potete trovare una introduzione all’argomento, mentre di seguito il nostro breve viaggio continua con un discorso psicodinamico sulla percezione, sull’identificazione e la proiezione. Quale che sia il paradigma scelto per avvicinarsi alla nona arte, come amava chiamarla Umberto Eco, quello del fumetto è un campo aperto, ancora tutto da esplorare per la ricerca e l’approfondimento psicologico. Speriamo che il presente lavoro costituisca uno stimolo per tutti gli psicologi che sono stati o (perché no?) sono appassionati di fumetti, e viceversa per tutti i lettori di fumetti che si interessano di psicologia. Buona lettura.

Giuseppe Salerno




Il fumetto: tratti e segni per liberare l’immaginazione  

Il linguaggio degli eroi e delle eroine di carta raccoglie elementi figurativi che rafforzano e arricchiscono lo sviluppo della fantasia. L’onomatopea, per esempio, è una tipica forma espressiva del fumetto, che rafforza l’immaginazione. 

Il fumetto rientra a pieno titolo nell’ampia categoria della narrativa: le vignette hanno una funzione diretta. Le immagini, grazie a scelte degli sceneggiatori interpretate dai disegnatori, diventano segno di realtà, di una realtà che rimanda ad un’altra realtà. Il disegno e la scelta dell’uso del tratto, della linea, assumono valore fondamentale per creare l’effetto emotivo. L’immagine riproduce alcune caratteristiche dell’oggetto reale così come normalmente lo si percepisce in modalità semplice, riproduce i contorni, le ombre, le forme che risultano necessari per dare l’idea di ciò che si vuole riprodurre e comunicare, ma è una realtà che rimanda ad emozioni impalpabili che si attivano a livello profondo. Il pensiero per immagini si struttura molto presto lunga la crescita. Disegnare è creare immagini che evidenziano aspetti fondamentali dell’oggetto necessarie per il racconto, ma nulla è casuale: le varianti luminose servono per le variazioni emotive e narrative; la tessitura della storia è utilizzata per creare contrasti emotivi al fine di amplificare il centro della storia, la caricatura dei personaggi è strumento per emozionare. Il linguaggio iconico realizza una comunicazione prevalentemente emotiva. Questa peculiarità ha comportato lo sviluppo, già intorno al 1960, di uno studio specifico sui fumetti, una ricerca per indagare i fili sottili e invisibili che fanno dell’amore per il fumetto un viaggio che può durare tutta la vita.


Il legame d’amore: il mio fumetto preferito

Il fumetto e la sua facile lettura fanno leva su meccanismi psichici primari ed immediati, che favoriscono un particolare tipo d’economia mentale. Il successo di un fumetto dipende dalla scelta stimolata dal piacere, ovvero dal rapporto diretto con la gratificazione: il lettore ravvisa in un dato fumetto qualcosa di proprio, attiva un proprio modo di fantasticare e desiderare. Attraverso la stimolazione della fantasia si crea la possibilità di soddisfare un bisogno che, soprattutto in età adolescenziale, si libera da una possibile univoca interpretazione della realtà, favorendo così un individuale processo fantastico e al tempo stesso un rassicurante spazio regressivo per elaborare le esperienze personali. L’individualità viene in qualche misura tutelata dalla natura stessa della comprensione del messaggio visivo, il quale fa leva soprattutto sulla percezione: un processo che muove le corde emotive e tende ad attuare decodifiche differenziate facendo supporre che ogni soggetto può percepire lo stesso messaggio in modo diverso. La percezione ha origine dalla natura del contesto e dello stimolo, ma anche dalla personalità del soggetto, l’evento narrato, nel caso del fumetto, ha un valore magico direttamente proporzionato al grado di ambiguità della storia che rende più libera la percezione e quindi l’interpretazione del lettore o della lettrice. La ricchezza del fumetto sta nel rendere quanto più libero il codice interpretativo, affinché si stimoli una percezione libera, dove, il significato che assume per il lettore o per la lettrice, sia in funzione della propria personalità e non del contesto narrato. Leggo ciò che desidero. 

Il rapporto tra contenuto del fumetto ed il mondo fantastico del lettore sono essenziali per una lettura psicologica del prodotto, il pensiero per immagini appare molto più vicino alle sorgenti emotivo-istintuali, al cosiddetto pensiero pulsionale dal quale si viene differenziando il pensiero realistico o logico-concettuale. Il pensiero per immagini sarebbe simile ad un pensiero inconscio. 


Chi sono io: la proiezione e la percezione

Il dinamismo della proiezione indica che un soggetto attribuisce ad altri o ad un altro qualcosa che invece gli è proprio, che appartiene a sé. È un fenomeno che a prima vista può ricondurre ad una dinamica emotiva o ad un pensiero, ma più propriamente fa riferimento ad un evento percettivo: le persone ed il mondo esterno assumono un significato colorato da implicazioni soggettive, sono percepiti in funzione della personalità della persona coinvolta nell’esperienza.

Gli eventi coprono un’ampia gamma di esperienze, possono attivare percezioni semplice, come vedere un cerchio o riconoscere un numero, o più complesse, come comprendere un discorso intero o il significato di una sequenza di immagini, o elaborate, come la comprensione di un messaggio artistico o la percezione di ciò che può pensare o sentire un nostro interlocutore senza che lo dica espressamente. Tutti ciò coinvolge aree personali e attiva percezioni personali, la comprensione, data da la ritenzione del ricordo che influenza la valutazione del pensiero stesso, non dipende dalla natura dello stimolo o degli eventi, bensì dalla struttura della personalità del soggetto che percepisce, comprende, ricorda, valuta, attuando un serie inconsapevole di spostamenti che sono proiezioni. L’incidenza di questi fattori è direttamente proporzionata all’ambiguità dello stimolo della situazione percepita. I fattori personali sono sostanzialmente legati alla dinamica emotiva, a livello cosciente e a livello profondo, essi non sono obiettivi, non corrispondono a caratteristiche effettive dell’oggetto, ovvero a caratteristiche universalmente e univocamente percepite e valutate. Il soggetto adatta gli stimoli alla sua struttura mentale, manipola per così dire gli oggetti esterni, per farli entrare nei propri schemi. 

Il linguaggio per immagini sembra rispecchiare una modalità di pensiero primitiva nell’evoluzione psichica della persona rispetto a quella del pensiero astratto e concettuale, una modalità meno differenziata, meno precisa e quindi poco aderente al principio di realtà che governa l’attività dell’Io e i processi di adattamento. Il fumetto è sostanzialmente linguaggio per immagini, attraverso la sua struttura attiva liberamente fenomeni di percezione, proiezione e identificazione che aiutano i lettori e le lettrici a processare e ad elaborare in tutta autonomia le proprie esperienze in compagnie degli eroi di carta.


Un bisogno nascosto: l’identificazione

Il bisogno di nuove esperienze è molto forte durante la pre-adolescenza e durante l’adolescenza. Alcune però sono molto impegnative, soprattutto in relazione alle reali capacità di risolvere problemi che via via i ragazzi incontrano mentre muovono i primi passi verso l’indipendenza dalle figure genitoriali o altri adulti responsabili. Spesso in loro insorge il bisogno di soddisfazioni, anche a livello fantastico, al fine di non sentirsi totalmente scoraggiati. L’amico di carta arriva a soccorrerli quando il disincanto potrebbe condurli a gravi delusioni. Grazie a questo spazio intimo e privato si aprono dinamiche di proiezione e d’identificazione: il lettore vive come proprie le avventure degli eroi a fumetti e, attraverso l’esperienza mossa dalla propria individuale e specifica storia personale, vive fantasie negate alla coscienza, ma attive nella realtà preconscia e inconscia. 

Il dinamismo dell’identificazione è di basilare importanza per comprendere la possibile valutazione degli effetti psicologici del fumetto. Nell’identificazione il lettore tende a viversi come fosse un’altra persona, s’identifica con essa assumendo dentro sé le caratteristiche proprie di coloro con i quali si identifica. Ciò avviene a livello profondo, spesso non consapevole, anche se particolarmente incisivo sul comportamento e sull’evoluzione psichica.  È un meccanismo che lascia tracce nella personalità. Attraverso successive identificazioni il giovane può assumere una sua più definita personalità di adulto. Anche se spesso si identifica con l’eroe buono, perché la condizione dell’eroe esercita un forte richiamo positivo, l’interrogativo che il lettore si pone non è ” Voglio essere buono?” piuttosto “Come voglio essere?”.

I processi di identificazione più importanti avvengono di solito con le persone care, i genitori in particolare, o comunque con persone con le quali si vive a lungo in contatto. Tuttavia si hanno identificazioni, e spesso di importanza determinante, anche con persone estranee, talora mai conosciute direttamente, che comunque esercitano un particolare fascino. 

Si possono avere identificazioni con personaggi immaginari, con eroi dei romanzi, con i divi e con i personaggi del fumetto. Queste forme di identificazione aprono la strada alla costruzione di un modello che possa sostenere lungo il difficile personale processo di separazione e individuazione.


Bibliografia

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Masiero M. (1990), Raccontare Dylan Dog, Alessandro Distribuzioni

Eco U. (1964), Apocalittici ed Integrati. Bompiani

Bettelheim B. (1977), Il mondo incantato. Feltrinelli

Barberi D. (1991), I linguaggi del fumetto. Bompiani

Mantegazza R. e Salvarani B.(1995), Se una notte d’inferno un indagatore.. istruzioni per l’uso di Dylan Dog. Unicopli

Freud S. (1905), La vita sessuale. Bollati Boringhieri

Ricci R. (2002), Harry Potter. L’avventura di crescere. Edup

Mecacci L. a cura di (2001) Manuale di Psicologia Generale. Giunti

Jung C. G. (1980), L’uomo e i suoi simboli. Longanesi e C.

White R.B. e Gillialand R.M. (1977), I meccanismi di difesa. AstrolabioCalvisi A. (1996) Intervista a Dylan Dog. Theoria

Francesca Pecoraro Scanio

Psicologa e psicoterapeuta, analista bioenergetica. Laureata in Scienze Politiche e in Psicologia Clinica e di Comunità. Specializzata in Analisi Bioenergetica presso la Siab di Roma – Società di Analisi Bioenergetica – affiliata all’Intenational Istitute for Bioenergetic Analysis di New York, IIBA.

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